Progetto per la costruzione del Seminario Redemptoris Mater in Libano per la nuova evangelizzazione.

Il Seminario Redemptoris Mater è una casa per la formazione di sacerdoti con spirito missionario, formati in un ambiente interculturale (internazionale, interrituale) affinché in loro nasca l’amore per l’altro così com’è, diverso da sé. Sono chiamati a portare un’altra visione del mondo, pur rimanendo uomini che condividono le stesse ferite, le stesse domande, gli stessi dilemmi, chiamati alla stessa salvezza.

Con la certezza che l’unica vera medicina per l’uomo, il suo desiderio più nascosto, è essere amato, questo progetto vuole essere un segno concreto e tangibile dell’amore di Dio per l’umanità, specialmente per il popolo libanese, così pieno di ferite. Per questo motivo, questa casa si trova in un quartiere di Beirut che fu teatro di feroci combattimenti durante la guerra e che ancora oggi porta i segni visibili della distruzione causata dall’odio.

Come segno concreto d’amore, vuole esprimere questo amore attraverso la bellezza che parla al cuore dell’uomo più di mille parole.

Questo seminario sarà una presenza, un fatto storico, un aiuto al dialogo tra la molteplicità delle identità presenti sul territorio libanese. Vuole essere un luogo d’incontro dove gustare la dolcezza dello stare insieme, affinché il Libano possa compiere la sua missione come profetizzato da San Giovanni Paolo II nella sua Enciclica “Una nuova speranza per il Libano”.I sacerdoti che vi saranno formati saranno a disposizione dei vescovi per essere inviati in missione in Libano o nella diaspora al servizio della Nuova Evangelizzazione. Avendo gustato essi stessi l’amore gratuito di Dio, potranno portarlo alle persone alle quali saranno inviati come ambasciatori della misericordia del Padre di Gesù Cristo e dispensatori del suo Spirito vivificante.

Perché un progetto per costruire il seminario Redemptoris Mater a Chiyah

Questi edifici, situati vicino alla chiesa, sono stati teatro di feroci combattimenti durante la guerra civile libanese e ne portano ancora i segni. La linea di demarcazione tra i due quartieri, cristiano e musulmano, è come una ferita che non può essere rimarginata. Il progetto è come un punto su questa ferita.

L’aspetto degli edifici oggi ricorda la lebbra, simbolo del peccato, dell’imperdonabilità, del risentimento e dell’odio. Le ferite causate dalla guerra sono molto presenti nel cuore delle persone e si esprimono nell’incapacità di ritrovare la fiducia negli altri. La guarigione della ferita architettonica e la scelta di mettere un seminario missionario in questi edifici diventano così la profezia, il preludio di una guarigione più profonda nel cuore degli abitanti di questo quartiere. Infatti, la missione dei cristiani è di essere strumenti

di pace e di riconciliazione. La scelta di collocare il seminario al confine tra i due quartieri è in linea con questa logica. Superare la paura dell’altro è la chiave di questa missione.

Una chiesa parrocchiale è normalmente caratterizzata dalla sua connessione con il tessuto sociale che la circonda. Oggi, la chiesa di San Michele non ha più questa funzione, nonostante la presenza di una scuola parrocchiale. I due edifici distrutti di fronte testimoniano ancora un rapporto malato, l’eredità di vecchie tensioni, di una convivialità che non ha resistito alla follia degli uomini. La ristrutturazione di questi edifici riconnette così la chiesa, il Tempio che rimane vuoto, con la gente, con la società, come una sutura su una ferita che ha difficoltà a guarire, come una guarigione miracolosa di questa lebbra: “lo toccò e la lebbra fu guarita”.

Estetica

I seminari Redemptoris Mater sono il frutto di un’esperienza di rinnovamento della vita cristiana, e il loro aspetto architettonico porta il segno di una nuova estetica moderna e facilmente comprensibile da tutti. “La bellezza salverà il mondo” diceva Dostoevskij, che già intuiva che la bellezza è il segno più evidente dell’amore generoso e gratuito di Dio che ci salva. Per questo, la formazione dei seminaristi comporta anche l’esperienza quotidiana, attraverso il luogo in cui vivono, della presenza benevola di Cristo che si dona senza riserve. Sono “carichi” di questo Amore che restituiranno ovunque saranno inviati.

Si presta particolare attenzione alla distribuzione degli spazi. La prima ala dell’edificio è progettata per ospitare 31 seminaristi, 3 formatori, 4 volontari (signore che si offrono di occuparsi della gestione della casa e dei pasti) e una serie di camere per gli ospiti. Questi spazi privati si trovano al primo piano, lasciando il piano terra per la reception. Collegata da una passerella in vetro, la seconda ala ospita gli spazi comuni e forma una forma a U con la prima, abbellita da un chiostro che ricorda la disposizione di molti edifici conventuali libanesi. Al centro del chiostro si erge la cupola della cappella